07 Set Perché in Italia le case in legno non prendono piede
Hanno buone performance sul fronte antisismico e del risparmio energetico, ma sono ancora una minoranza, nonostante il settore stia crescendo rispetto al passato.
Il legno piace agli italiani, le case in legno un po’ meno. L’associazione del settore FederlegnoArredo fotografa una situazione che attesta la scarsa propensione verso la bioedilizia: nel 2020 il numero di abitazioni in legno è stato 3.070, il 6% sul totale delle nuove costruite, ovvero un punto in meno rispetto all’anno precedente. Quando si tratta di scegliere la propria dimora più di nove italiani su dieci optano per una struttura in mattoni e calcestruzzo o in acciaio.
In realtà lo stato di salute della bioedilizia è buono, basti pensare che a fronte di un -15% registrato dal comparto industriale edile, la bioedilizia può vantare nel 2020 un fatturato pari a 1,39 miliardi di euro, registrando un +3% rispetto al 2019, con 3.340 unità abitative residenziali e non. L’Italia è il quarto produttore europeo di prefabbricati in legno, superando un paese come l’Austria che vanta una lunga tradizione ma rimanendo ancora indietro rispetto alla Germania, prima nel continente con un fatturato di 2,836 miliardi.
Questione di tempo
Le imprese italiane del legno godono di ottime referenze, esportano nei mercati esteri. Non ci sono differenze sui tempi burocratici, l’iter per le concessioni edilizie prevede le stesse tempistiche mentre le soluzioni architettoniche negli ultimi anni sono diventate sempre più sofisticate al punto che è impossibile distinguere una casa in legno da una in mattoni. Esistono poi innegabili vantaggi, a partire dai tempi di realizzazione che si riducono fino a un sesto rispetto alle costruzioni in muratura. Altro punto a vantaggio per le costruzioni in legno è dato dalla funzionalità, gli interni si possono modificare con facilità rimuovendo i muri e trasformando gli ambienti a secondo dei gusti di chi li abita. Ma non è tutto, al contrario di quanto si possa pensare le case in legno sono sicure, anche in caso di incendio: «La resistenza al fuoco è più elevata – spiega Alessio Costantini, ingegnere dell’azienda umbra L.A. Cost – e la notevole tendenza alla carbonizzazione è bilanciata dal fatto che i tempi di propagazione sono molto lunghi. In caso di combustione la possibilità di evacuazione è più rapida perché non ci sono fumi tossici: bisogna ricordarsi che stiamo parlando di costruzioni a secco, con malte e materiali umidi che sono più sani».
Risparmio energetico nel riscaldamento del 40-50%
Sotto il profilo ambientale la differenza rispetto alle case in cemento è schiacciante: gli edifici prefabbricati in legno garantiscono una capacità isolante fino a tre volte superiore perché sono in grado di trattenere il calore all’interno in inverno e all’esterno in estate. Caratteristiche che consentono un risparmio energetico nei costi di riscaldamento che può arrivare al 40-50% con conseguente riduzioni di immissioni di elementi inquinanti. Un ulteriore vantaggio è dato dallo spessore ridotto delle pareti rispetto a quelle in muratura per cui, a parità di cubatura, una casa in legno dispone di una superficie maggiore. Resta solo un aspetto che raffredda l’interesse degli acquirenti: i prezzi risultano ancora alti se si considerano i tempi di costruzione e la manodopera, sono all’incirca alla pari di quelli della casa in mattoni. D’altra parte mancano politiche di sostegno, incentivi pubblici che facciano decollare la bioedilizia.
Per gli italiani la casa significa mattone
Basta il prezzo, non sempre allettante, a spiegare un atteggiamento tiepido da parte degli acquirenti? Secondo gli operatori del settore c’è qualcos’altro che agisce come un freno. “Da sempre per gli italiani casa è sinonimo di mattone – spiega Costantini -, è una questione culturale che per essere superata ha bisogno di tempo”. Dello stesso parere è Marco Franceschetti, architetto della Wood Beton, un’azienda del bresciano: “Anche se la bioedilizia è una realtà di oltre 30 anni ancora non c’è una sensibilità diffusa. Certo nelle città è maggiore, hanno successo le soluzioni miste con edifici realizzati con legno e materiali tradizionali”.
A Milano le prime scuole e asili in legno
Un tentativo è stato fatto anche nel settore pubblico. Otto anni fa il comune di Milano, guidato dall’allora sindaco Giuliano Pisapia, lanciò il progetto della scuole in legno: dei quattro progetti oggi solo uno è diventato realtà. Ci fu anche il caso dell’asilo in legno costruito nel 2018 sui terreni dell’ex Fiera dalle Generali, ma qui siamo nell’ambito di un progetto pubblico-privato, che peraltro pochi mesi dopo venne contestato dai genitori dei bambini in quanto gli ambienti erano troppo caldi. L’impianto di raffrescamento non era stato ancora azionato dalla ditta di manutenzione del Comune abituata a lavorare su sistemi tradizionali, assai diversi dai nuovi impianti.
Perché la bioedilizia faccia un salto di qualità sono necessari diversi fattori. In primo luogo che diventi un fenomeno nazionale e non più territoriale, come emerge dal rapporto di FederlegnoArredo: oggi Lombardia, Veneto e Trentino rappresentano quasi il 75% del fatturato nazionale, il Trentino da solo quasi il 50%, anche le unità abitative si concentrano in queste tre regioni. Un calo dei prezzi favorirebbe una maggiore attrattività, uno scenario che potrà concretizzarsi solo con un aumento della domanda visto che è poco realistico fare affidamento su politiche pubbliche di sostegno.
Il conflitto in Ucraina si riflette anche sulla bioedilizia: la Russia è il primo produttore al mondo e il primo fornitore dell’Italia di betulle, come ha ricordato il presidente di Federlegno Claudio Feltrin, ma è stato bloccato dal governo al pari di altre materie prime. Le aziende italiane hanno riserve per un paio di mesi, è urgente individuare un’alternativa. Ma il vero nodo da sciogliere è convincere gli italiani della bontà del legno. Nelle nuove generazioni questa sensibilità sembra più forte, come sostengono gli operatori del settore: i 40enni che acquistano casa sono molto preparati e attenti rispetto alle tematiche ambientali. Ad accrescere questa tendenza ci sono gli ultimi studi che qualificano la bioedilizia come antisismica, tant’è che in una terra tra le più soggette ai sommovimenti tellurici come il Giappone è stata adottata negli ultimi 15 anni. L’Italia, che assieme all’Islanda è il paese più sismico d’Europa, potrebbe giovarsi delle strutture in legno per fare fronte ai continui terremoti che non risparmiano nessun angolo della penisola.
fonte: www.wired.it